Il Parlamento UE adotta la riforma sul copyright: quali sono le novità
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Il Parlamento UE adotta la riforma sul copyright: quali sono le novità

Il Parlamento UE adotta la riforma sul copyright: quali sono le novità

 

Lo scorso 12 settembre il Parlamento europeo ha adottato il mandato negoziale  per la nuova direttiva sul copyright con 438 voti favorevoli, 226 voti contrari e 39 astensioni; il via libera è arrivato dopo un intenso dibattito che ha messo sotto la lente i non pochi emendamenti accumulatisi dopo la bocciatura del testo dello scorso luglio. Una riforma importante, questa del diritto d’autore, che si è posta da subito come imprescindibile, visto che le ultime normative in questo ambito risalivano ancora al 2001, quando il mondo di internet funzionava in maniera molto diversa da oggi.

Il confronto si è concentrato soprattutto su due articoli, l’11 e il 13. Nello specifico, l’articolo 11 punta a moderare il rapporto tra le grandi piattaforme (Google e Facebook quelle maggiori) e gli editori, che da tempo lamentano di sentirsi “sfruttati” dai social network colpevoli di utilizzare i contenuti senza alcuna forma di compenso; d’altro canto le piattaforme sostengono di fare già gli interessi degli editori, in quanto gran parte del traffico diretto ai contenuti giungerebbe proprio dai social. Il testo della direttiva afferma ora che ogni Stato membro deve accertarsi che gli editori ricevano compensi “consoni ed equi” per l’uso dei contenuti da parte dei “fornitori di servizi nella società dell’informazione”, cioè le aziende di Internet. Gli emendamenti hanno chiarito che il principio riguarda le grandi piattaforme, escludendo pertanto gli utilizzi privati dei link e il loro impiego non commerciale (per questo motivo i progetti di conoscenza condivisa come Wikipedia o piattaforme software open source come GitHub sarebbero esclusi).

L’articolo 13 prevede, invece, che le piattaforme esercitino una sorta di controllo su ciò che viene caricato, evitando così di pubblicare contenuti coperti dal diritto d’autore. E’, in buona sostanza, ciò che sta già facendo YouTube, che blocca la pubblicazione di video e audio dei quali l’utente non detiene il copyright. Questa parte della direttiva è sostenuta principalmente dalle etichette discografiche e dalle case di produzione cinematografiche.

Il testo include disposizioni per garantire che la legge sul diritto d’autore sia osservata online senza ostacolare ingiustamente la libertà di espressione che è venuta a definirsi col tempo su Internet. Pertanto, la semplice condivisione dei collegamenti ipertestuali agli articoli, insieme a “singole parole” per descriverli, sarà esente da vincoli di copyright.

Che cosa succederà ora? Il cammino della direttiva deve necessariamente passare da Parlamento, Commissione e Consiglio dei Ministri per arrivare al via libera definitivo entro maggio 2019. Ma non si tratta di un percorso semplice. Basta che uno Stato membro decida di contestare qualcosa e la direttiva rischia di non essere approvata. Insomma, i giochi sono ancora aperti.

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